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Arte a testa in giù: quando i capolavori sono appesi sotto sopra
24/01/2024

Arte a testa in giù: quando i capolavori sono appesi sotto sopra


di Elisabetta Roncati


C’è chi dipinge volontariamente al contrario, si parla di dieci artisti al mondo tra cui l’italiano Fabrizio Vendramin, chi analizza il retro delle tele, che spesso cela informazioni importanti per ricostruire la storia di un’opera, e chi si accorge per puro caso che alcuni noti capolavori sono stati esposti per decenni in maniera errata.
Come è successo qualche mese fa a Londra, precisamente durante la mostra “Hilma af Klint & Piet Mondrian” alla Tate Modern, terminata a settembre 2023. Una delle tele della celebre pittrice svedese era stata appesa al contrario. A notarlo un visitatore particolarmente appassionato dell’astrattista e mistica nata a Stoccolma nel 1862. L’errore non era da imputarsi al curatore o agli allestitori dell’esposizione temporanea, bensì risaliva ad un cambio di intelaiatura di circa quarant’anni prima. Insomma, l’opera “Il Cigno 14” era stata presentata ed interpretata in maniera erronea per alcuni decenni, come ammesso dalla stessa Fondazione Hilma af Klint.
Un caso che di certo stupisce, ma non è isolato. Andando a ricercare negli annali della storia dell’arte si scovano episodi simili che non riguardano solo opere astratte, come verrebbe da pensare.
Infatti gli errori forse più eclatanti sono quelli che hanno riguardato “Villaggio bretone sotto la neve” di Paul Gauguin e “Erba alta con farfalle” di Vincent Van Gogh. La prima tela, datata 1894, venne messa all’asta nel 1903 poco dopo la morte del pittore. Victor Segalen era accorso apposta nella Polinesia Francese per incontrarlo, ma era arrivato troppo tardi. Dunque si accontentò di partecipare ad un’asta delle sue opere e si accorse che quella ritraente le “Cascate del Niagara” era in realtà un villaggio sotto la neve visto sotto sopra.







Invece il capolavoro di Van Gogh datato 1890 rimase al contrario per soli quindici minuti: ad accorgersi dell’errore, nel 1965, fu una studentessa in visita alla National Gallery di Londra. Il lavoro era stato riposto in malo modo da un addetto dopo una pulitura.
Ma ad essere state erroneamente posizionate, per lungo o breve tempo che sia, non sono state solo opere distanti nel tempo in quanto ad esecuzione.







Basti pensare a “Oriental Poppies” (1928) di Georgia o’Keeffe, facente parte della collezione del Frederick R. Weisman Art Museum dell'Università del Minnesota. Per ben 30 anni l’olio su tela venne esposto in verticale fin quando la direttrice dell’istituzione, Lyndel King, non ritrovò un articolo di giornale del 1937 che riportava l’opera appesa in orizzontale.
Chissà che risate si sarebbe fatto invece Salvador Dalì scoprendo che il suo “Le mogli dei quattro pescatori di Cadaqués”, arrivato a Londra per un’esposizione temporanea nel 1994, venne appeso a “testa in giù”: se ne accorse un giornalista attirato da un simbolico fallico dalla direzione non canonica.
La lista potrebbe continuare ancora lungo con: Henri Matisse e la gouache “Le Bateau” esposta al MoMA per ben quarantasette giorni sotto sopra; Mark Rothko con “Black on Maroon”, appeso prima con un andamento orizzontale delle strisce di colore, poi verticale, poi di nuovo orizzontale e Piet Mondrian con “New York 1 “, forse il caso che il grande pubblico ricorda in maggior dettaglio. L’errato posizionamento venne infatti scoperto due anni fa, dopo 81 anni dalla sua esecuzione. La griglia di righe gialle, blu, nere e rosse venne esposta una prima volta al MoMA in posizione errata nel 1945 e così rimase finché la curatrice tedesca Susanne Meyer-Büser della Kunstsammlung Nordrhein Westfalen di Düsseldorf, che lo acquisì nel 1980, si accorse dell’errore. Il merito si deve anche in questo caso al ritrovamento di uno scatto d’epoca in un archivio. Se però andrete in visita all’istituzione tedesca troverete comunque l’opera appesa in maniera non corretta: per motivi di conservazione si è infatti deciso di mantenerla come esposta al MoMA nel lontano 1945.







Storie che per certi versi fanno sorridere e che non hanno causato particolari problemi, se non si calcolano i disguidi interpretativi, tranne che nel lontano 1878 allo sfortunato James McNeill Whistler. “Nocturne in Black and Gold – The Falling Rocket”, dipinto dall’artista di origine americana tra il 1872 ed il 1877, venne fortemente criticato dal critico John Ruskin, molto influente in epoca vittoriana. Uno scontro tra titani vista la fama che via via stava acquisendo anche Whistler e che lo portò a denunciare per diffamazione il critico dopo che giudicò la tela come una secchiata di colore in faccia al pubblico. La disquisizione finì in tribunale, ma il dipinto venne presentato in aula accidentalmente al contrario. Nonostante questo disguido Whistler ne uscì vincitore ricevendo però per risarcimento un solo scellino, tra l’ilarità di giornali e grande pubblico.







Del resto, l’arte è un “incidente dal quale non si esce mai illesi”, come sentenziava Leo Longanesi.




Genovese di nascita, milanese d’adozione, Elisabetta Roncati ha deciso di unire formazione universitaria economica/manageriale e passione per la cultura con un unico obbiettivo: avvicinare le persone all’arte in maniera chiara, facilmente comprensibile e professionale. Interessata ad ogni forma di espressione artistica e culturale, contemporanea e non, ha tre grandi passioni: l’arte tessile, l’arte africana e l’arte islamica.
Consulente in ambito arte, crede fermamente che la cultura abbia il potere di travalicare i confini delle singole nazioni, creando una comunità globale di appassionati e professionisti.
Nel 2018 ha fondato il marchio registrato Art Nomade Milan, con cui si occupa di divulgazione digitale sui principali social media.
Perché, “L’arte è un incidente dal quale non si esce mai illesi” (Leo Longanesi).

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