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Klaus Rinke PRESS THE BOTTOM (PHOTOGRAPHS FROM THE SEVENTIES)
08/05/2021

Klaus Rinke PRESS THE BOTTOM (PHOTOGRAPHS FROM THE SEVENTIES)

La Galleria Thomas Brambilla è lieta di presentare la prima mostra personale di Klaus Rinke, la quale inaugurerà sabato 24 aprile 2021 alle 18:30. La mostra comprende una serie di iconiche fotografie degli anni Settanta, che rappresentano al meglio il concettualismo di Rinke.

A metà degli anni Sessanta, Rinke sviluppò le sue prime performance dal titolo "Primary Demonstrations", in cui esplorava i concetti di maschile e femminile, spazialità e temporalità dell'esistenza umana. Rinke ha utilizzato il proprio corpo e i propri gesti come mezzi per misurare lo spazio e il tempo. Questi lavori hanno contribuito allo sviluppo di un linguaggio visivo semplice, ma raffinato, che riunisce forme, gesti ed energie elementari.

Le opere esposte nella mostra “Press The Bottom - Photographs from the Seventies” catturano e mostrano l’artista in spazi interni ed esterni (nella natura, in gallerie o musei) e differenti aspetti del proprio movimento corporeo. In questi lavori, Rinke ha utilizzato il proprio corpo come "corpo universale", illustrando le conseguenti possibilità e proporzioni nello spazio e nel tempo. La fisionomia, il gesto e le azioni sono oggetto di un'analisi strettamente intellettuale. Il tempo, spesso presente nel lavoro di Rinke e simboleggiato da un orologio ferroviario, è ovviamente uno strumento visivo che misura la durata e l'impermanenza. Non solo; l’orologio ferroviario, proprio alla stessa maniera del corpo di Rinke, scandisce e simboleggia un "tempo universale". Difatti, la pratica fotografica di Rinke riesce perfettamente a incorporare il suo fascino per il corpo, lo spazio e il tempo: "Ho realizzato infinite fotografie in bianco e nero delle superfici dell'oceano, ritagliate come un chirurgo, un sessantesimo di secondo dell’infinito movimento della superficie".

La mostra “Press the Bottom - Photographs from the Seventies” vuole inoltre riesaminare la pratica fotografica concettuale dell’artista e contestualizzarla nella rivoluzione sociale degli anni Settanta. Le fotografie di Rinke, infatti, invece di registrare o estetizzare la natura, divennero prove documentative dei nuovi approcci concettuali e scientifici.

Negli anni Settanta, i ricercatori di IBM, Harlan Mills e Niklaus Wirth, idearono i cosiddetti approcci “top-down” e “bottom-up” nel campo dello sviluppo dei software. In particolare, "top-down" e "bottom-up" erano strategie di elaborazione delle informazioni, utilizzate in una varietà di campi tra cui teorie umanistiche e scientifiche, gestione e organizzazione aziendale. Mentre l'approccio "top-down" si concentra sulla scomposizione di un grosso problema in parti più piccole e comprensibili, l'approccio "bottom-up" parte prima dalla risoluzione dei problemi più piccoli per poi integrarli in una soluzione più ampia e globale. Entrambi i procedimenti possono essere visti come uno stile di pensiero, insegnamento o leadership ed hanno avuto un enorme impatto anche sulle arti. Rinke, infatti, ha applicato queste strategie sperimentali alla sua pratica fotografica per meglio comprendere e risolvere quei problemi universali legati a tempo, spazio e corpo. L’artista ha applicato queste strategie al proprio corpo, servendosene da corpo universale ed applicandolo ai concetti di spazio e tempo. Ha prodotto una tale quantità di materiale fotografico da divenirne quasi ossessionato benché il vero scopo fosse quello di trovare e creare prove e risultati. È, infine, riuscito nel suo intento di semplificare il mondo e, quindi, di darne rapidamente un senso.

Rinke ha creato, difatti, un codice per la decifrazione dello spazio, del tempo e del corpo su cui si basa il mondo. Le fotografie esposte in "Press the Bottom - Photographs from the Seventies" ci mostrano i risultati di queste ricerche: parti del suo corpo ingrandite, gesti del viso catturati in visualizzazioni multiple a pochi secondi l'uno dall'altro. Proprio come nell'approccio “top-down”, Rinke ha smantellato gli elementi universali in piccoli pezzi per renderli più comprensibili, e successivamente, seguendo il metodo “bottom-down”, ha ricostruito i singoli pezzi e ci ha rivelato il significato globale delle strutture primordiali del mondo.

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