16/06/2022
Ensemble I Manuel Gardina
Che rumore fanno i fiori quando si schiudono, i gambi si allungano,
le foglie si stirano al vento?
Come trascorrono il tempo mentre aspettano di aprirsi?
Manuel Gardina ha portato il suo giardino dentro The Address.
Lo troviamo sotto i piedi, ci appare lattiginoso dal buio, fiorisce
davanti agli occhi.
Impercettibile, ci si scaraventa addosso: lussuriosa vegetazione
che, nel farsi avanti, scava spazi e intercapedini di possibili vuoti,
emana piccoli rumori, innesca lentissimi moti.
Ensemble è la prima presentazione italiana del nuovo percorso
di Gardina, specializzato nell’indagare sui e con i nuovi media,
volto a rivisitare e sintetizzare digitalmente il mondo circostante,
analizzando(lo) con l’occhio del computer e traducendo la
spontaneità nei linguaggi programmati del codice e della
tecnologia in una più ampia riflessione sul confine tra naturale ed
artificiale.
Si tratta di un vero e proprio progetto site-specific, nato
appositamente per gli spazi di The Address, risultato di un dialogo
serrato tra artista e gallerista: formalmente, un tripudio immaginifico
e composito di opere bidimensionali, installazione ambientale,
light box, video e NFT.
Concettualmente si tratta di un lavoro sul problema del tempo e
della trasformazione della natura attraverso la sintesi (possibile?)
del digitale.
“Tenendo traccia del movimento di fiori e di elementi naturali,
modellati digitalmente, e restituendo questi in forma di contenuto
video, ho condotto una ricerca sull’immaginario estetico naturale e
digitale, lavorando con la modellazione e simulazione di forze quali
vento e gravità; prototipi di fiori ed elementi vegetali il cui movimento,
accuratamente organizzato e ricreato, lascia dietro di sé nel suo
dispiegarsi una traccia, una scia, un’impronta leggera e colorata,
una sorta di firma naturale – da cui il titolo “Shomei” (Signature)
–. Inaspettata e mutevole, una danza di forme sfumate che si
attorcigliano delicatamente, sovrapponendosi e confondendosi. La
colonna sonora è composta da suoni e registrazioni ambientali che
ho selezionato nel tempo, comandati tramite il controllo della mia
voce e ri-registrati in tempo reale, traendo ispirazione dal prodotto
animato”.
In questa direzione, come scrive egli stesso, l’artista si inserisce
con personalità in un percorso di indagine che da Plessi a Viola,
da Quayola ai fuse* utilizza il digitale in una dimensione umanistica
delle tecnologie: Gardina evidenzia, a questo livello della ricerca,
una declinazione anche pittorica di sorvegliata composizione che
non rinuncia, d’altra parte, al possibile glitch.
Ensemble è così il nome armonioso di una botanica che
nel codice digitale esaspera il problema colossale della
rappresentazione del tempo attraverso il movimento,
e viceversa – con buona pace di tutto il pensiero estetico
occidentale, da Aby Warburg con le sue Pathosformeln, alle teorie
di Gilles Deleuze, per restare sulla terraferma del XX secolo e non
affondare nella laguna del XXI.
Da queste soglie concettuali, Gardina fa partire le sue efflorescenze
sintetiche, mentre al nostro sguardo la comprensione del tutto
appare sfumata, e nei frammenti scorgiamo una pace che è attesa
e un approdo, instabile.
Fiori che si mangiano, famelici, il codice digitale e tecnologie che si
mescolano alla natura.
Una possibile nuova antica bellezza: quanto possiamo controllare
il percorso del tempo che muta le cose? Poco o per nulla.
I fiori accadono, cadono i petali, gemmano i semi.
Tutto ha un suono che sappiamo di non conoscere, ma che al
contempo riconosciamo perché parte della nostra trasformazione.
Così i fiori firmano la loro condanna alla vita, lasciando scie e tracce
di disattesa impermanenza.
Il video, il suono, il supporto di pregiata fattura, la stampa perfetta,
la luce che candeggia il perimetro dell’immagine e porta altrove
lo sguardo, dietro all’immagine stessa, ogni dettaglio di questo
progetto tiene traccia ed esaspera il paradosso per cui la natura
esiste, se la immaginiamo.
Con questo progetto, che si intitola Ensemble, Gardina ci dimostra
come ogni suo aspetto sia parte di un unicum, armonioso e
persistente.
Ilaria Bignotti