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Donald Martiny. Pathways
10/09/2021

Donald Martiny. Pathways

a cura di Gianluca Ranzi

Scala Contarini del Bovolo,San Marco, Venezia

L’artista americano Donald Martiny, nato nello stato di New York nel 1953, presenta a palazzo Contarini del Bovolo una quindicina di opere in dialogano con lo spazio e in sintonia con la vibrante atmosfera luminosa della città di Venezia.

Donald Martiny lavora restituendo alla materialità del colore autonomia e potenza. Le sue vigorose pennellate materiche sono infatti isolate dal supporto tradizionale del quadro e paiono fluttuare nell’aria, svincolate da ogni esigenza rappresentativa e simbolica.

La mostra “Pathways”, passaggi, a cura di Gianluca Ranzi, sottolinea la transizione aperta che questi lavori mettono in scena: dal gesto dell’artista all’ambiente in cui si inseriscono, dal piano della parete al volume che le distingue, dal tempo bloccato per sempre del gesto che le ha create alla relazione in divenire con l’osservatore e con la luce.

La velocità del gesto impresso alla materia sembra in espansione verso lo spazio circostante, aprendosi in passaggi e soglie da attraversare, senza nessuna ansia e senza senso tragico, tanto che spesso il gesto tende a ritornare sui propri passi rinserrandosi in forme circolari e in un’ideale di continuità e di infinito che ricorda la pittura calligrafica orientale. Ne nasce una serie di opere dal tratto fluido e pulsante ma allo stesso tempo quasi sfuggenti, coinvolgenti tanto quanto distaccate, con un linguaggio astratto che cerca definizione formale e non più, o non soltanto, l’espressione. Le sue opere conquistano anche per questa ambivalenza tra azione e contemplazione e tra partecipazione e distacco, che prende la forma di sciabolate cromatiche e materiche che citano solo lontanamente l’Action Painting.

E’ il colore a parlare attraverso il gesto dell’artista in modo che le superfici animate e materiche delle pennellate testimoniano solo se stesse, vivono del rapporto tra il colore e la luce e sono in relazione con lo spazio. In questo modo la pittura esce da se stessa e diviene un oggetto che non è più scultura, pittura o performance, ma si estende all’ambiente coinvolgendo lo spettatore. Qui infatti l’osservatore interagisce liberamente con l’opera, senza il diaframma della tela o della cornice, mettendo immediatamente in relazione la dimensione della pennellata al suo corpo in movimento per lo spazio.

Spingendosi al di là della forma e aprendosi sempre più a una nuova suggestione di spazialità centrifuga, Donald Martiny aggiunge quindi un nuovo capitolo al suo percorso, si direbbe in ascesi verso una spazialità dall’energia sinuosa e in espansione, che va oltre l’effetto ottico-percettivo per irradiarsi come tensione e liberazione, come intensa consapevolezza di sé e ricerca di una relazione col mondo, verso il cuore della poesia, il crogiuolo del pensiero, il senso della vita che trascorre come continuità.

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