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Cremonini Plattner I I pittori della solitudine
27/04/2021

Cremonini Plattner I I pittori della solitudine

Un’amicizia nata a Brera e proseguita tutta la vita. Due percorsi artistici che risuonano di una sensibilità simile e profonda.

Il bolognese Leonardo Cremonini e l’altoatesino Karl Plattner sono i protagonisti del nuovo Focus al Mart di Rovereto.

In mostra una selezione di opere e un’inedita documentazione d’archivio evidenziano il dialogo continuo e le affinità tra i due artisti.


La mostra

Il nuovo Focus del Mart di Rovereto racconta la storia dell’amicizia tra due pittori, Leonardo Cremonini e Karl Plattner, nata tra le aule dell’Accademia di Brera di Milano negli anni Quaranta e proseguita lungo due diversi percorsi di sperimentazione artistica, entrambi originali e in controtendenza rispetto alla correnti più note del secondo Novecento.

All’interno delle sale del museo dedicate alle Collezioni di arte moderna, una selezione delle opere dei due artisti sottolinea richiami e contrappunti, temi e idee.Nel profondo dialogo a distanza il lavoro dell’uno si è nutrito del lavoro dell’altro, attraverso un sentire comune che li ha avvicinati, pur nella lontanza geografica e temporale.

Un’intesaformale e creativa. Una conversazione e un confronto serrato che non si esauriscono dopo gli anni trascorsi insieme a Brera, come emerge nel carteggio donato all’Archivio del ’900 del Mart dalla vedova dell’artista altoatesino nel 1997. Più di trenta lettere, scritte da Cremonini tra il 1951 e il 1969, testimoniano uno scambio profondo e un legame continuo tra i due pittori.

Il Focus nasce da un’idea di Vittorio Sgarbi, è a cura di Daniela Ferrari, ed è realizzato grazie alla disponibilità degli eredi degli artisti, di collezionisti privati e alla collaborazione con il recentemente istituito Archivio Plattner di Bolzano.


L’amicizia


Il legame tra Leonardo Cremonini (Bologna, 1925 – Parigi, 2010) e Karl Plattner (Malles, Bz, 1919 – Milano, 1986) nasce in un luogo preciso: l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove entrambi studenti frequentano le lezioni nella seconda metà degli anni Quaranta. Si conoscono nel clima culturale unico che si crea nella Milano del secondo Dopoguerra, ben fotograto dal critico Marco Valsecchi: “Per gli artisti, specie per quelli giovani e più ansiosi e irrequieti, il quartier generale per gli incontri, le discussioni, il formarsi dei gruppi e le partenze era nei caffettucci di via Brera”.

Cremonini,bolognese, cresce in una famiglia che asseconda il suo talento e arriva a Milano dopo quattro anni di studi all’Accademia di Belle Arti della sua città.

Plattner è orginario di Malles, in Alto Adige. Arriva a Milano dopo un apprendistato al fianco del pittore viennese Anton Sebastian Fasal, professore dell’Accademia di Vienna e maestro nella tecnica dell’affresco, e una breve parentesi di studi all’Accademia di Firenze.

L’amicizia tra i due durò tutta la vita, nonostante le peregrinazioni e i trasferimenti dei decenni successivi. Cremonini sarà a Venezia, Panarea, Parigi, New York; Plattner a Milano, Parigi, Rio de Janeiro, Cipières. Ma la distanza fisica non scalfisce il continuo scambio intellettuale tra i due, come testimoniano le lettere scritte da Cremoniniconservate nel Fondo Karl Plattner.


Le opere

L’accostamento delle opere dei due autori evidenzia la vicinanza di temi e atmosfere. Non un’influenza diretta, ma un sentire comune e vicino che si esprime in numerose analogie formali: l’uso simbolico del colore; il taglio originale delle composizioni; la linea dell’orizzonte che delinea il quadro prospettico; il rapporto tra interno ed esterno, tra realtà del quadro e realtà dell’osservatore.

Due percorsi in controtendenza rispetto all’esplosione dell’arte informale del secondo Dopoguerra. Cremonini e Plattner, pur consapevoli del contesto artistico italiano e internazionale, mantengono un’attitudine alla figurazione, con un’impronta mediterranea il primo e secessionista il secondo.

L’immagine ha un ruolo, ma non è fotografia del reale. La figura umana è sempre riconoscibile, ma sublimata inatmosfere sospese, meditative, nostalgiche. La forma emerge lentamente da un caos interiore, un’inquietudine, in cui gli orizzonti di pensiero si trasformano in orizzonti fisici.

Intorno alla sensibilità comune dei due artisti si riconoscono temi e soggetti. La figura femmile, allungata e sinuosa, intensa e inquietante, come nei quadri Lui e Lei (1971-1973) e Zyklus(1974-1979) di Plattner. Il corpo di donna che diventa il corpo materno, sempre per l’artista altoatesino, nel capolavoro La madre morta (1969-1970). Qui la figura umana è esangue, spoglia, ormai priva di vita, e raffigura la sofferta perdita della madre.

Nei quadri di Cremonini e Plattner si trovano altri temi in dialogo.L’infanzia, non tanto nella figura del bambino ma nel suo modo di vedere il mondo. Uno sguardo interiorizzato nella tela, un filtro sulle azioni degli adulti che recupera un’ingenuità perduta ma non estranea a inquietudini e domande.

Infine il tema della soglia, del passaggio da una dimensione a un’altra, del superamento di un confine percettivo. Per Cremonini nella raffigurazione dello specchio, che come scrive la curatrice Daniela Ferrari nel catalogo: “proietta nell’opera non solo ciò che vi appare riflesso, ma anche retoriche e simbologie di tradizione lontana”. Per Plattner nella raffigurazioni del quadro nel quadroe della finestra. Dispositivi che mettono a contatto diversi modi di interpretare la realtà.

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