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AURORE VALADE I SOLLEVARSI RÉVOLTES INTIMES
25/05/2022

AURORE VALADE I SOLLEVARSI RÉVOLTES INTIMES

Torna da Gagliardi e Domke per la sua quinta personale la fotografa francese Aurore Valade (Villeneuve sur Lot, 1981).
Il progetto espositivo raccoglie alcune serie di opere realizzate da Valade in tempi recenti, che hanno al loro centro il tema della rivolta, della sollevazione o meglio del sollevarsi. Tutto, come sempre nello stile caratteristico di Valade, con un filo di ironia, in un vortice di oggetti colorati e di dettagli tutti da leggere, ad uno ad uno, percorrendo con gli occhi le immagini con curiosità e attenzione.
Le fotografie in mostra hanno per tema le rivolte femministe, gli indignados spagnoli di qualche anno fa ed una serie di poco più recente, che studia gli uccelli e la loro capacità di spiccare il volo superando le barriere che ci imprigionano, siano esse di tipo sociale, psicologico o dettate dalla necessità come nel recente lockdown.
Il titolo scelto per questa mostra ha un riferimento esplicito a Georges Didi – Huberman, il grande filosofo e storico dell’arte francese, indubbiamente tra i riferimenti teorici dell’artista. Il rimando è, in modo particolare, ad alcuni testi non ancora tradotti in italiano che portano, appunto, il titolo di “Ce qui nous soulève” – alla lettera “ciò che ci solleva” – dove Didi-Huberman indaga il tema delle sollevazioni popolari e delle rivolte, così come tutte le possibili declinazioni semantiche del termine “sollevarsi”, seguendo il filo conduttore delle rivolte spartakiste nella Germania degli anni venti del Novecento, e soprattutto il pensiero di Walter Benjamin e Aby Warburg.
Ma le immagini di Aurore Valade guardano al tema della rivolta in modo non banale, intendendo i moti rivoluzionari anche nel senso dei rivolgimenti intimi, interiori, che ci toccano cambiando le nostre vite. Letteralmente, gli oggetti della manifestazione in piazza, gli striscioni, i cartelli, gli slogan e le dichiarazioni programmatiche, sono perciò allestiti negli interni, nelle case delle persone che le piazze hanno percorso e che nelle piazze hanno manifestato. La rivolta cambia dunque di direzione, si posiziona dentro le case, dove le sue vestigia sono memoria, resti di esperienze vissute, ma non solo. È come se la rivolta stessa, che nella piazza vive la sua essenziale dimensione collettiva e condivisa , si spostasse in seguito all’interno, nel vissuto privato delle singole persone, nelle loro storie e nelle loro vite, prese ora singolarmente.
Di che cosa si tratta? Un grido che resta chiuso tra le quattro mura domestiche, come se non si fosse ancora detto tutto quello che c’era da dire? Un rivolgersi al privato, oltre il collettivo, un po’ come negli anni ottanta, in piena bulimia televisiva, ma con molta più impazienza? Oppure, al contrario, e più probabilmente, è la voglia di farsi sentire, di manifestarsi, letteralmente, per ciò che davvero si è e profondamente si vuole, che non ha trovato – forse non ancora – adeguata risposta? O, ancora, perché no, una rivolta che si fa esistenziale e tocca nel profondo, rivolgendo il nostro cammino su nuove strade?
Ecco, allora, che alle serie sul tema della rivolta, si aggiungono i lavori sugli uccelli e il loro volo, cui ci sentiamo emotivamente simili e partecipi quando avvertiamo in noi l’urgenza di porci al di là di tutto ciò che limita e costringe: siano esse le catene della necessità, dell’abitudine o del pregiudizio. Lasciate dietro di noi tutte queste cose, ci addentriamo, quindi, nel più rischioso, ma affascinante regno del possibile. Impariamo così a sollevarci, e questa volta ben oltre i limiti del nostro appartamento, con le ali della leggerezza e il sentimento ribelle e gioioso di una nuova, profonda, finalmente conquistata libertà

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