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Mauro Staccioli. Oltrespazio
05/12/2020

Mauro Staccioli. Oltrespazio

Mauro Staccioli. Oltrespazio

a cura di Gianluca Ranzi

La mostra, a cura di Gianluca Ranzi, ripercorre il percorso creativo di uno dei massimi scultori italiani degli ultimi cinquant’anni attraverso una selezione di opere dagli anni Settanta fino al 2016 che spazia dai cementi ai ferri, fino a comprendere alcuni lavori su tela degli anni ’80 e ’90.

Arrivato a Milano nel 1968, Mauro Staccioli (Volterra 1937 – Milano 2018) partecipa al rinnovamento del linguaggio della scultura spostando l’attenzione dal volume dell’opera alla sua capacità di interazione con l’ambiente, attraverso forme geometriche monumentali che fin dall’inizio affrontano tradizione e rinnovamento della scultura, inserendosi in quel dibattito sul futuro di un genere che dalla metà degli anni Sessanta aveva incominciato a evolversi in environments, assemblage e installazioni. Direttore del Liceo Artistico di Brera nel 1974/75 e 1978/79, egli intreccia all’esperienza didattica quella di intellettuale e politico militante, concentrandosi sul rapporto tra arte e società e sviluppando l’idea di una scultura-intervento in stretta relazione con il luogo fisico e la sua connotazione sociale. Appaiono subito le forme geometriche essenziali e rarefatte che contraddistinguono tutto il suo lavoro, testimoniate in mostra da una serie di opere datate dal 1972 al 1975 in cemento e punte di ferro. La scultura si pone così come un perno ambientale capace di generare domande e suscitare interpretazioni sullo spazio, come avviene nel 1978 in occasione del suo secondo invito alla Biennale di Venezia, per cui realizza il celebre Muro in cemento di 8 metri che ostruisce la visuale del viale d’accesso al Padiglione Italia. Dagli anni ‘80 Staccioli riscuote una crescente attenzione all'estero, in Germania (Stadtische Galerie, Regensburg; Fridericianum Museum, Kassel), in Gran Bretagna (Hayward Gallery, Londra), in Israele (Tel Hai College) e in Francia (ELAC, Lione). Sono anni in cui le sue sculture cominciano a sfidare gli equilibri statici e dimensionali, confrontandosi con l’ambiente urbano e quello della natura incontaminata, con forme ben rappresentate in mostra sia dalle opere su tela degli anni ’80 e ’90 e sia dalle sculture che privilegiano una linea continua curva e sinuosa, destinata a amplificarsi nello spazio. Sono anni intensi di mostre internazionali, tra cui vanno ricordate quelle al Parco Olimpico di Seoul su invito di Pierre Restany e negli Stati Uniti (Museum of Contemporary Art di San Diego). E’ del 2010 l’opera 38º Parallelo, una piramide in acciaio corten alta 30 metri all’interno del parco della Fiumara d’Arte in Sicilia, mentre l’anno successivo la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma acquisisce e installa permanentemente di fronte al museo un anello di 10 metri di diametro, le cui forme purissime entro cui si riflette lo spazio circostante sono richiamate in mostra da opere come Prototipo per Monaco ’96 (1996), Cerchio Imperfetto (2010) o la Stele del 2016 che nel suo slancio verticale richiama l’energia in elevazione del grande prisma di Fiumara d’Arte.

La mostra, a cura di Gianluca Ranzi, ripercorre il percorso creativo di uno dei massimi scultori italiani degli ultimi cinquant’anni attraverso una selezione di opere dagli anni Settanta fino al 2016 che spazia dai cementi ai ferri, fino a comprendere alcuni lavori su tela degli anni ’80 e ’90.

Arrivato a Milano nel 1968, Mauro Staccioli (Volterra 1937 – Milano 2018) partecipa al rinnovamento del linguaggio della scultura spostando l’attenzione dal volume dell’opera alla sua capacità di interazione con l’ambiente, attraverso forme geometriche monumentali che fin dall’inizio affrontano tradizione e rinnovamento della scultura, inserendosi in quel dibattito sul futuro di un genere che dalla metà degli anni Sessanta aveva incominciato a evolversi in environments, assemblage e installazioni. Direttore del Liceo Artistico di Brera nel 1974/75 e 1978/79, egli intreccia all’esperienza didattica quella di intellettuale e politico militante, concentrandosi sul rapporto tra arte e società e sviluppando l’idea di una scultura-intervento in stretta relazione con il luogo fisico e la sua connotazione sociale. Appaiono subito le forme geometriche essenziali e rarefatte che contraddistinguono tutto il suo lavoro, testimoniate in mostra da una serie di opere datate dal 1972 al 1975 in cemento e punte di ferro. La scultura si pone così come un perno ambientale capace di generare domande e suscitare interpretazioni sullo spazio, come avviene nel 1978 in occasione del suo secondo invito alla Biennale di Venezia, per cui realizza il celebre Muro in cemento di 8 metri che ostruisce la visuale del viale d’accesso al Padiglione Italia. Dagli anni ‘80 Staccioli riscuote una crescente attenzione all'estero, in Germania (Stadtische Galerie, Regensburg; Fridericianum Museum, Kassel), in Gran Bretagna (Hayward Gallery, Londra), in Israele (Tel Hai College) e in Francia (ELAC, Lione). Sono anni in cui le sue sculture cominciano a sfidare gli equilibri statici e dimensionali, confrontandosi con l’ambiente urbano e quello della natura incontaminata, con forme ben rappresentate in mostra sia dalle opere su tela degli anni ’80 e ’90 e sia dalle sculture che privilegiano una linea continua curva e sinuosa, destinata a amplificarsi nello spazio. Sono anni intensi di mostre internazionali, tra cui vanno ricordate quelle al Parco Olimpico di Seoul su invito di Pierre Restany e negli Stati Uniti (Museum of Contemporary Art di San Diego). E’ del 2010 l’opera 38º Parallelo, una piramide in acciaio corten alta 30 metri all’interno del parco della Fiumara d’Arte in Sicilia, mentre l’anno successivo la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma acquisisce e installa permanentemente di fronte al museo un anello di 10 metri di diametro, le cui forme purissime entro cui si riflette lo spazio circostante sono richiamate in mostra da opere come Prototipo per Monaco ’96 (1996), Cerchio Imperfetto (2010) o la Stele del 2016 che nel suo slancio verticale richiama l’energia in elevazione del grande prisma di Fiumara d’Arte.

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