19/07/2021
L'artista regina dei pois: Yayoi Kusama
di Giulia De Sanctis
Geniale e camaleontica, l’artista giapponese Yayoi Kusama è considerata dai più la regina dei pois, celebri pallini con cui ha riempito salotti e strade di New York dal 1958 al 1973 in un’epoca di passaggio dall’espressionismo astratto allo sperimentalismo di avanguardia. Installazioni, performance di bodypainting e dipinti astratti, ciò che più ha contraddistinto i suoi lavori è stato il coraggio con cui ha dato corpo al suo paesaggio interiore. Le sue opere infatti esprimono in toto i suoi dilemmi psicologici ed emotivi che fin da piccola l’hanno tormentata. Da bambina ha iniziato ad avere allucinazioni visive e uditive e il suo modo di reagire ad esse fu trovare sostegno nell’arte, trasformarla in antidoto e sua fonte di ispirazione in età adulta. Si è sempre dedicata allo studio dell’arte e un giorno si avvicinò ai dipinti di Giorgia O’Keeffe, moglie di Alfred Stieglitz. Decise di scriverle e fu proprio dopo aver ricevuta la sua risposta che Yayoi si trasferì da prima a Seattle e poi a New York e, dopo un periodo di difficoltà, iniziò ad esporre le sue prime creazioni, consolidando la sua posizione nell’avanguardia newyorkese e diventando a tutti gli effetti una rivoluzionaria dell’arte. Da ricordare è la sua partecipazione, insieme a Louise Bourgeois e Eva Hesse, alla mostra “Astrazione eccentrica” a New York, consacrandosi nell’avanguardia delle artiste femministe degli anni ‘60. Il suo stile consiste nel moltiplicare all’infinito e in maniera ossessiva dei sacchetti riempiti d’ovatta e colorati di bianco che rappresentavano il fallo, creando così dei campi di sporgenze, tra l’oggetto minimalista e le immagini pop, per il suo utilizzo ossessivo dei pois rossi. Il fallo viene così trasformato in una parodia di sé stessa e gli ambienti, insieme agli oggetti, diventano indistinti, sommersi da pois e bozzoli bianchi.
Tra le sue opere più famose ricordiamo le sue Infinity Mirror Rooms, Accumulazioni (1961), Casa di specchi infinita - Campo di falli (1965). Kusama fu costretta a tornare in Giappone nel 1970 perché affetta da gravi problemi mentali che la costrinsero a ritirarsi dalla scena artistica per alcuni decenni e dimenticata dall’America che l’aveva osannata fino a qualche anno prima. Nel 1993 ritorna alla sua produzione artistica rappresentando il Giappone alla 45esima Biennale di Venezia mentre nel 2017 presentò l’opera “Yayoi Kusama: Infinity Mirrors” all’Hirshorn Museum a Washington D.C, “Yayoi Kusama: Life is the Heart of Rainbow” alla National Gallery di Singapore e altre due mostre personali al David Zwirner di New York; inoltre ha partecipato, con una sua personale nel 2020, ai 20 anni del Tate Museum di Londra.
Dopo aver conseguito il diploma di liceo linguistico, l’amore per l’arte ha portato Giulia De Sanctis (Torino, 1998) a laurearsi in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Ha collaborato con gallerie d’arte torinesi come assistente, occupandosi della catalogazione delle opere, di allestimento delle mostre e dell’ufficio stampa. Collabora attivamente con diverse riviste e testate web del settore artistico.