A partire dai tedeschi ormai storicizzati Sigmar Polke e Albert Oehlen via via fino all’africana Julie Mehretu o all’americana Avery Singer (presenti all’ultima Biennale di Venezia) o al giovane artista canadese Paul Kneale esposto recentemente alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, la pittura contemporanea ha aperto un nuovo e definitivo capitolo: quello della pittura attraversata dai media digitali, che non vuol dire “pittura digitale” tout court (un inconcludente, pretestuoso e evasivo slogan inventato a inizio anni Duemila), ma qualcosa di più sostanziale, dove finalmente il mezzo non è il messaggio.
Il fatto è che sebbene dipingere ha significato in ogni epoca qualcosa di diverso (icone, prospettiva rinascimentale, realismo caraveggesco, impressionismo, astrazione e via dicendo), ha sempre messo in gioco i processi mentali di un artista in rapporto a una fisiologia e a una materia specifiche: colore steso a mano, pennelli, gestualità.
L’utilizzo di processi digitali nel caso degli artisti sopra citati riguarda tutt’altro e mette in gioco altri sensi, altre storie, altri serbatoi di immagini, che sono non solo quelle dei media in senso generico o di processi di stampa meccanici come scanner, ma di internet e software digitali.
Possiamo ancora chiamare pittura questo tipo di opere, che non hanno niente a che fare con il foto realismo di Gerhard Richter o degli Iperrealisti americani?
La questione sembra la stessa del confine tra soggettività e alienazione nel caso delle intelligenze artificali (pensiamo ai replicanti di Blade runner o ai moderni computer “empatici” che sanno imparare dai propri errori): potranno mai riprodurre esattamente la condizione del pensiero e del sentire umani tanto da non poter essere distinti da essi?
In realtà sarebbe più logico provare a fare il salto concettuale e parlare di qualcosa di “post” o “trans”, che neghi o vada oltre. Così la pittura sarà “post” o “trans” acquisendo finalmente un’identità nuova senza più soggezione, piaccia o non piaccia, verso quella tradizionale. Che sarà a sua volta ancor più pittura di quanto non lo fosse prima: è attraverso le differenze che si rafforzano le identità!
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