ArtSail loading icon...
Carlo Sciff: emblema dell’artista innamorato dell’arte
13/07/2022

Carlo Sciff: emblema dell’artista innamorato dell’arte


di Elisabetta Roncati

Quando non si siede al suo tavolo da lavoro è come pervaso da una sorta di smarrimento: Carlo Sciff è approdato alla produzione di opere su supporto ligneo non subito, bensì dopo una carriera trascorsa nell’ambito del design, fianco a fianco ad importanti personalità del calibro di Vico Magistretti. Avrebbe dunque potuto impegnare il suo tempo in altre attività di svago, eppure ha scientemente scelto di continuare ad applicare le sue pregresse conoscenze nell’ambito creativo.
La sua modalità espressiva si rifà alla Pop Art di matrice Novecentesca, ma sarà lui stesso a parlarcene nelle prossime righe.


E.R. Perchè ha scelto di intraprendere la carriera artistica?

C.S. Intanto grazie per l’opportunità che mi concedete. Dunque, credo che una carriera artistica in realtà non si intraprenda da un momento all’altro ma si senta dentro: se penso al mio percorso nell’ambito dello stile e della bellezza, se penso alla passione che ho sempre avuto sia per il disegno che per il colore, diventare artista mi è sembrata - e mi sembra ancora oggi - la più naturale delle conseguenze. Anzi, direi la più vitale delle conseguenze: quando non sono al mio tavolo da lavoro o non progetto nuove opere mi sento più spaesato del previsto. Che posso farci? Sono innamorato dell’arte.


E.R. Quanto e come ha inciso, nello sviluppo della sua poetica, l’esperienza nel campo del design e della progettazione industriale?

C.S. Come le accennavo poco sopra, il mio passato non può che essere stato determinante: le esperienze che ho avuto a livello internazionale nell’ambito del design, i grandi nomi con cui ho avuto la fortuna di confrontarmi e con cui ho lavorato (Vico Magistretti su tutti) non mi hanno certo potuto lasciare indifferente. Quando incontri certi personaggi “illuminati”, qualcosa dentro di te muta per sempre e rimane nascosto finché non arriva il momento giusto per usarlo. Ecco, a me è capitato questo: se lei osserva i miei lavori può non sembrare evidente, ma dietro c’è una vera e propria progettazione spaziale, tonale e concettuale che non è mai frutto del caso. Non è una questione semplicemente di estetica, ma di stile, di riconoscibilità, di aderenza a certi principi compositivi che ho maturato nella mia “prima” vita.







E.R. Le sue opere traggono ispirazione dalla Pop Art di matrice novecentesca, ma al tempo stesso la dissacrano. Possiamo leggere in esse una critica ai costumi della società odierna?


C.S. Una critica certo, ma la questione dipende anche e soprattutto da una mia visione ironica della vita: sorridere - che per me vuol dire anche far riflettere - è fondamentale per tutti noi. Inoltre, non posso non pensare di far comunque parte di questa società e di aver, almeno nel mio piccolo, contribuito a cambiarla, in meglio o in peggio a seconda delle situazioni. I luoghi comuni così come il quotidiano che ci fa sentire più sicuri, i grandi temi della filosofia fino a quelli più banali come lo possono essere il parlare del tempo o le sensazioni personalissime del fare un viaggio: io prendo spunto dalla vita che osservo al di fuori della mia così come da quella che molto più semplicemente mi trovo a fare giorno per giorno. La matrice pop a cui lei fa riferimento mi aiuta a garantire a ogni lavoro una lettura che chiamerei “piana”, regolare, alla portata del maggior numero di persone possibile... facile, ecco: ogni mio lavoro parte esattamente da ciò che mostra, senza presunzione. Ogni opera deve prima di tutto divertire l’occhio e poi solleticare la mente. In questo, la scelta del colore è determinante. Anche io mi diverto da matti a comporre ogni volta un lavoro differente per una situazione differente: e non vedo l’ora di scoprire le reazioni delle persone. Il confronto mi attrae continuamente.


E.R. Che tecnica e tipologia di materiali utilizza per realizzare i suoi lavori?

C.S. Cerco di far tesoro delle mie conoscenze e di sfruttarle al massimo. Utilizzo una pittura a smalto con tonalità pure che stendo su una superficie lignea multistrato. A livello pratico, questa mi concede una velocità elevata di esecuzione; a livello mentale, una leggerezza che la tela non potrebbe donarmi. Si parla di sensazioni mie personali, ovviamente: come le dicevo, mi devo divertire e alleggerire anche io.


E.R. Oltre alla pittura si dedica anche alla scultura. Da cosa deriva questa scelta?

C.S. Anche in questo caso sono certe attitudini del passato che ritornano. Talvolta sono sculture in tutto e per tutto, dunque senza una funzione apparente. Penso alla serie dei miei personaggi che, le assicuro, hanno il loro perché. Talvolta, invece, queste sculture raccolgono in terza dimensione la mia volontà di rendere l’opera d’arte funzionale a una determinata situazione. Penso, che so, all’opera Libreria delle Vacanze, che è realizzata come se fosse una cabina-spogliatoio tipica della Versilia; oppure al mio Mobiletto Agip o all’Armadio del Cuoco: il primo, un mobile costruito sulla celebre sagoma dell’omino giallo che ancora ci accoglie nei distributori di mezza Italia, il secondo, una vera e propria credenza che ha le fattezze di una grande, enorme pentola a pressione. Mi ha divertito tantissimo progettarla e realizzarla.








E.R. Tutte le sue creazioni hanno una particolarità: un bollino dai colori vivaci recante un motto latino apposto su ciascuna. Quale è il suo significato?


C.S. Intanto ecco la questione del “bollino”: lo si può anche intendere come una sorta di “marchio di fabbrica” - dunque ritorno ancora al mio passato, anche se non vorrei. Comunque è un bollino sempre discreto e mai invadente, spesso in posizione strategica e studiato anche dal punto di vista del colore utilizzato. Ma direi che basta così, alla fine è davvero solo un bollino. Invece ciò che è importante è il latino, la mia seconda passione. La lingua latina è ancora oggi lapidaria nei suoi commenti, inattaccabile nelle verità che propone, fondamentale per comprendere la società che ci rappresenta. Assieme ai titoli italiani e alla forma che consegno ai miei lavori, il latino crea un sistema di connessioni concettuali che completano il processo ironico di lettura del nostro contemporaneo. Al latino non si scappa: è la nostra cultura, è una pietra miliare, non si può prescindere da esso. Ed è uno stimolo ora ai ricordi scolastici ora alla conoscenza in sé e per sé, una spinta a essere curiosi e a cercare di capire perché cavolo abbia scritto una frase latina nel bel mezzo di un’opera pop.


E.R. Ci può illustrare una delle sue opere, esposta sulla piattaforma Artsail, che meglio riflette la sua poetica e stile?

C.S. Tra tutte, direi “Sceicco, Buongiorno! O Sancta Simplicitas”: si capisce l’ironia del tutto? Il titolo in italiano fa ovviamente riferimento al caffé arabico, vero e proprio diletto per molti di noi, la locuzione latina alla semplicità effettiva con la quale affrontare la vita e per cui, spesso, basta un buon caffé la mattina perché anche la giornata parta nel migliore dei modi. Aver realizzato una moka gigante sullo sfondo di un’oasi appena accennata completa il quadro generale. Può dunque mancare tutto: ma non toglietemi il caffé la mattina. Ecco, questo sono io...







E.R. Puoi anticiparci alcuni dei suoi futuri progetti espositivi?


C.S. Al momento stiamo progettando con Tivarnella Art Consulting di Trieste la mia personale a ottobre: sarà una mostra molto bella e non vedo l’ora. Sono poi in programma una retrospettiva a dicembre a Roma, per la quale ho già preparati almeno quindici quadri. Mi sto anche organizzando per la prossima estate, probabilmente in Versilia, dove manco da un po’, causa pandemia. Inoltre mi piacerebbe tantissimo fare una mostra sull’erotismo, che per me è quella meravigliosa linea che unisce l’amore alla passione.




Genovese di nascita, milanese d’adozione, Elisabetta Roncati ha deciso di unire formazione universitaria economica/manageriale e passione per la cultura con un unico obbiettivo: avvicinare le persone all’arte in maniera chiara, facilmente comprensibile e professionale. Interessata ad ogni forma di espressione artistica e culturale, contemporanea e non, ha tre grandi passioni: l’arte tessile, l’arte africana e l’arte islamica.
Consulente in ambito arte, crede fermamente che la cultura abbia il potere di travalicare i confini delle singole nazioni, creando una comunità globale di appassionati e professionisti.
Nel 2018 ha fondato il marchio registrato Art Nomade Milan, con cui si occupa di divulgazione digitale sui principali social media.
Perché, “L’arte è un incidente dal quale non si esce mai illesi” (Leo Longanesi).

Share

Cookie

Questo sito web utilizza cookie di terze parti

X
Questo sito utilizza cookie tecnici anonimi per garantire la navigazione e cookie di terze parti per monitorare il traffico e per offrire servizi aggiuntivi come ad esempio la visualizzazione di video o di sistemi di messaggistica. Senza i cookie di terze parti alcune pagine potrebbero non funzionare correttamente. I cookie di terze parti possono tracciare la tua attività e verranno installati solamente cliccando sul pulsante "Accetta tutti i cookie". Puoi cambiare idea in ogni momento cliccando sul link "Cookie" presente in ogni pagina in basso a sinistra. Cliccando su uno dei due pulsanti dichiari di aver preso visione dell'informativa sulla privacy e di accettarne le condizioni.
MAGGIORI INFORMAZIONI