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La spontaneità del gesto di Filippo Alzetta
21/09/2022

La spontaneità del gesto di Filippo Alzetta

di Giulia De Sanctis

Nelle opere di Filippo Alzetta composizione e soggetto si fondono. La ricerca figurativa permette alle forme di prendere corpo sulla carta e la commistione tra l’arte classica con i richiami alla cultura giapponese dimostra l’interesse dell’artista per gli opposti.
Ci siamo fatti raccontare maggiori dettagli dall’artista.

G.D.S Ci racconti riguardo al tuo percorso artistico?


«Come per molte altre persone in questo periodo il percorso si concretizza di recente catalizzato dalla reazione a un 2020 piuttosto difficile, come necessità di sviluppare un’autonomia esistenziale rispetto a tutto il resto. Come ricerca di una dimensione che si disinteressa totalmente di problemi e difficoltà del quotidiano. Il concetto stesso di problema non può esistere nella dimensione “sacra” (intesa come “separata”) a cui l’arte appartiene.
Gli elementi estetici che legano il percorso sono il segno, il simbolo e la composizione. L’attenzione per la tecnica è messa da parte per lasciare spazio alla spontaneità del gesto, e la composizione è il risultato di un processo iterativo fondato sull’errore; l’errore è ciò che obbliga ad uscire dall’esercizio disegnativo e permette di accedere a territori sconosciuti. L’obiettivo della ricerca è la ricerca; disegnare meglio e abbracciare il fallimento che ne è il motore»


G.D.S Nelle tue opere c'è una commistione tra arte classica e richiami alla cultura manga / anime giapponese, ce ne parli?


«Mi interessa far funzionare gli opposti, lavorare con il duale: bianchi e neri, arte classica e illustrazione, figurativo e astratto, riferimenti classici e pop. Cercando di non farne uno statement: non è la lontananza di due elementi opposti che definisce il messaggio.
Non c’è messaggio. Voler convogliare un messaggio è limitante e superfluo, questa dimensione è separata dalle idee. La cosa che hanno in comune arte classica e manga è appunto, che entrambe risiedono in una dimensione sconnessa dal quotidiano, dal sociale, dal materiale, entrambe trasportano in uno spazio slegato da
condizionamenti, aspettative, necessità. Inoltre sono elementi riconosciuti trasversalmente e costituiscono il primo punto di riferimento per chi guarda il disegno».


G.D.S Cosa ne pensi dell'arte digitale e qual è il tuo approccio al riguardo?


«Il mondo digitale seppur in rapida evoluzione è ai primi passi; l’ascesa tecnologica è stata cosi dirompente che spesso non la si giudica per gli anni che ha. La stessa società trasposta nel mondo digitale è la peggior versione di se stessa, e si potrebbe dire la medesima cosa per le arti grafiche. Generalmente le rappresentazioni digitali non suscitano il mio interesse. L’approccio “binario” della e alla tecnologia non sembra rispettare lo spazio “sacro” dell’arte, ma, è un nuovo mezzo che va esplorato e su cui non ha senso arroccarsi in romanticismi. E’ un ambiente reale che va abitato. Sto esplorando la via degli NFT con una piattaforma che usa questa tecnologia come mezzo per tutelare i creatori, piuttosto che come strumento speculativo finanziario. Non amo l’arte digitale ma non si può fare “ricerca” e poi imporvi dei confini ideologici»


G.D.S Progetti futuri?


«Mi trasferisco in Africa per qualche anno. Continuerò a lavorare sul progetto mantenendo i medium che caratterizzano il lavoro fatto fino ad ora, ossia carbone, inchiostro e spray acrilico su carta. E’ possibile che il nuovo contesto aggiunga prospettiva al progetto. Continuerò a collaborare con alcune realtà che investono su figure emergenti a Trieste, Venezia e New York. Stiamo lavorando per un’esposizione a New York nel 2023. Il focus è disegnare con la concentrazione e leggerezza necessarie, accogliendo ogni opportunità che questo percorso regala»




Dopo aver conseguito il diploma di liceo linguistico, l’amore per l’arte ha portato Giulia De Sanctis (Torino, 1998) a laurearsi in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Ha collaborato con gallerie d’arte torinesi come assistente, occupandosi della catalogazione delle opere, di allestimento delle mostre e dell’ufficio stampa. Collabora attivamente con diverse riviste e testate web del settore artistico.

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