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"Non ci sarà più arte se non ci sarà un futuro".  Musei come luogo per sensibilizzare le masse sui cambiamenti climatici
08/08/2022

"Non ci sarà più arte se non ci sarà un futuro". Musei come luogo per sensibilizzare le masse sui cambiamenti climatici

Realizzato da Angela Della Porta

Il 22 ed il 30 luglio di quest’anno, due musei italiani sono stati protagonisti di alcuni atti di protesta realizzati per mano del gruppo di attivisti Ultima generazione il cui motto, riportato anche nella bio della loro pagina Instagram, è quello di realizzare una disobbedienza civile non violenta contro il collasso ecoclimatico.

Tra le opere emblematiche della Galleria degli Uffizi vi è sicuramente La Primavera di Botticelli: una tela che sprigiona una natura incontaminata che accoglie e avvolge i soggetti rappresentati. Ed è proprio alla rigogliosità narrata dall’artista che i due attivisti si sono appellati: il mondo sta andando verso un vero e proprio collasso climatico che porterà ad una distruzione della varietà della flora e della fauna che caratterizzano il nostro pianeta. Le richieste, che hanno spinto questo gesto, sono rivolte al Governo italiano e riguardano: l’interruzione della riapertura delle centrali a carbone dismesse e la cancellazione del progetto di nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturali; a queste si aggiunge la richiesta di un incremento dell’impiego di energia solare ed eolica.


Come riportano gli attivisti sulla loro pagina web: “Davanti al collasso non possiamo più pensare di avere tempo per aspettare perché di tempo non ce ne resta. Abbiamo tre, quattro anni, sette al massimo, per evitare che la situazione diventi irreversibile. Se il Governo non agisce è dovere morale di tutti noi fare pressione affinché compia scelte nell'interesse della popolazione."

L’attività però non si è fermata solo alla città toscana infatti, pochi giorni dopo, il gruppo si è spostato presso il Museo del Novecento di Milano. Opera cardine della collezione è sicuramente Forme uniche della continuità nello spazio di Umberto Boccioni, emblema della progressione economica, dello sviluppo futuro industriale e del progresso di un paese. “Ci siamo incollati al lavoro di Boccioni perché non possiamo più permetterci di precipitare verso il progresso economico che ci sta portando verso l’estinzione di massa”, così giustificano questo secondo “attacco”. Gli intenti sono sicuramente quelli di creare un eco mediatico che stimoli la popolazione a tematiche ambientali, dimostrando una presa di posizione e incoraggiando una mobilitazione ed un coinvolgimento sempre più attivo delle masse.

Ma perché scegliere i capolavori italiani esposti in alcuni dei musei più noti della Penisola per compiere attività di protesta? Da sempre i musei sono concepiti come luoghi rivolti alla popolazione e alla conservazione di “oggetti” che vengono identificati come opere d’arte e quindi come testimonianze di cultura e di società. Colpire quest’ultimi è una metafora per riferirsi all’espressione di una identità culturale che deve essere smossa da problemi sociali, tra cui quelli ambientali. L’arte è da sempre stata utilizzata come strumento che trasmette un messaggio, talvolta anche di protesta, e l’impiego di essa in attività di mobilitazione ambientale, è sicuramente un ottimo amplificatore. “Non ci sarà più arte se non ci sarà un futuro” ed è forse arrivato il momento che anche il settore culturale si diriga verso attività e proposte che sensibilizzino su tematiche green.

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