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RUE SAINT-HONORÉ: IL DIPINTO DELLA DISCORDIA
03/08/2022

RUE SAINT-HONORÉ: IL DIPINTO DELLA DISCORDIA



di Giuseppe Farruggio, junior associate di Pavesio e Associati with Negri-Clementi


Come in “Woman in Gold”, in cui la protagonista Maria Altmann (interpretata da una meravigliosa Helen Mirren) lotta con tutte le sue forze per ottenere la restituzione di alcuni beni – tra i quali il famoso “Ritratto di Adele Bloch-Bauer”, dipinto da Gustav Klimt nel 1907 – sottratti alla sua famiglia durante le persecuzioni degli ebrei in Austria ai tempi del nazismo, anche la storia del dipinto “Rue Saint-Honoré, dans l'après-midi. Effet de pluie” (1897) del maestro impressionista francese Camille Pissarro (Charlotte Amalie, 1830 – Parigi, 1903) ricorda la trama di un film.

La storia ha dell’incredibile e porta con sé tanta tristezza. Il dipinto fu originariamente acquistato nel 1898 da Julius Cassirer, membro di una ricca famiglia ebrea che viveva in Germania. Per oltre 40 anni, l’opera rimane di proprietà della famiglia Cassirer, fino a quando nel 1939 Lilly Cassirer, vedova del figlio di Julius Cassirer, Fritz, è costretta a vendere il dipinto ai nazisti (dai quali non ricevette mai i fondi promessi) in cambio di un visto per poter lasciare la Germania. Da subito il dipinto fu oggetto di contrabbando negli Stati Uniti fino a quando, nel 1993, viene venduto dal barone Hans Heinrich Thyssen-Bornemisza alla Spagna per ivi essere esposto al Museo Fondazione Thyssen-Bornemisza.







Alla sua morte, Lilly Cassirer lascia i diritti del dipinto (del quale nel frattempo si erano perse le tracce) al nipote Claude Cassirer Neubauer che solo nel 2000 scopre la sua esatta collocazione. A partire da tale momento inizia, dunque, un lunghissimo calvario burocratico e giudiziario, durato oltre 20 anni, per ottenere la restituzione dell’opera, dapprima con una richiesta al governo spagnolo che venne respinta e nel 2005 con una causa intentata in un tribunale federale di Los Angeles (dove vivono oggi i discendenti di Lilly Cassirer) nei confronti della Spagna e del Museo Fondazione Thyssen-Bornemisza, arrivando infine nel 2019 alla Corte Suprema degli Stati Uniti.
In particolare, innanzi al Tribunale distrettuale federale (il "TDF") la Fondazione – controllata dal Regno di Spagna – ha sollevato la c.d. eccezione di immunità dello Stato prevista dal Foreign Sovereign Immunities Act del 1976 (il “FSIA”), che sancisce il divieto per uno Stato straniero di essere citato in giudizio davanti a una corte statunitense. Tuttavia, il FSIA prevede una serie di eccezioni applicabili – tra le quali quella invocata dai difensori di Claude Cassirer Neubauer di casi che riguardano “proprietà espropriate" – in presenza delle quali uno Stato può ancora essere convenuto dinanzi a un tribunale statunitense. Accertata, dunque, la propria giurisdizione, il TDF è passato a determinare quali norme di diritto internazionale privato statunitensi (c.d. choise of law) dovessero trovare applicazione al caso concreto (secondo Cassirer, si sarebbe dovuto applicare il diritto californiano, mentre secondo parte convenuta le norme di diritto federale). Ebbene, il TDF ha ritenuto applicabili le norme federali che, conseguentemente, hanno condotto all'applicazione di norme sostanziali di diritto privato spagnolo (e non quelle californiane) per decidere la causa. Applicando tale diritto, la Corte californiana ha ritenuto che la Fondazione fosse il proprietario dell'opera essendo quest'ultima terzo acquirente in buona fede dell'opera in forza di un contratto valido e tramite il possesso prolungato e manifesto per più di sei anni.
Avverso la decisione del TDF, Claude Cassirer Neubauer ha proposto appello nel 2009. Tuttavia, la Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Nono Circuito ha rigettato l’impugnazione, confermando così la decisione di primo grado.







Finalmente, il 21 aprile 2022 la Corte Suprema, nel frattempo adita, rivedendo le norme di choise of law, ha accolto all’unanimità il ricorso presentato dagli eredi Cassirer avverso la decisione della Corte d’Appello, dichiarando la competenza del TDF a decidere sulla controversia applicando la legge californiana.
La decisione della Corte Suprema sull'applicazione della legge della California consentirà agli eredi di Cassirer di ottenere dalla Corte d'Appello della California l’annullamento della decisione assunta della corte inferiore che aveva ritenuto applicabile la legge spagnola: così facendo il TDF sarà tenuto ad applicare la legge della California in base alla quale un ladro non può validamente trasmettere la proprietà di un bene rubato. Nel caso di specie, ciò significa che il nazista che aveva acquisito il dipinto con il furto o con la forza, non avrebbe potuto trasmettere la proprietà dell’opera a terzi. Seguendo questa logica, gli eredi di Cassirer potrebbero essere dichiarati legittimi proprietari del dipinto.
Per il momento, possiamo affermare che la decisione in esame della Corte Suprema, è particolarmente innovativa in quanto avrà senza dubbio ampie implicazioni per il mondo dell'arte, in particolare per le future azioni di rivendicazione di proprietà tra privati ​​e governi stranieri. La pronuncia riguarda anche l'Italia: se il diritto civile italiano, e in particolare l'articolo 1153 c.c., fosse stato applicato al caso di specie, la Fondazione sarebbe stata dichiarata proprietaria dell'opera senza nemmeno che fossero intercorsi i sei anni previsti del diritto spagnolo.







Giuseppe Farruggio è junior associate di Pavesio e Associati with Negri-Clementi da gennaio 2021. Si occupa prevalentemente di diritto societario, M&A, contenziosi e arbitrati, data protection, diritto dell’arte e passaggi generazionali. Giuseppe si laurea a pieni voti presso l’Università degli Studi di Enna con una tesi in diritto penale di impresa e prosegue lo sviluppo delle proprie competenze frequentando un master in Diritto d’Impresa organizzato dalla 24ORE Business School conseguendo il diploma di giurista di impresa nel maggio del 2018.

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