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Post pittura: finalmente!
23/10/2019

Post pittura: finalmente!


di Marco Tonelli


A partire dai tedeschi ormai storicizzati Sigmar Polke e Albert Oehlen via via fino all’africana Julie Mehretu o all’americana Avery Singer (presenti all’ultima Biennale di Venezia) o al giovane artista canadese Paul Kneale esposto recentemente alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, la pittura contemporanea ha aperto un nuovo e definitivo capitolo: quello della pittura attraversata dai media digitali, che non vuol dire “pittura digitale” tout court (un inconcludente, pretestuoso e evasivo slogan inventato a inizio anni Duemila), ma qualcosa di più sostanziale, dove finalmente il mezzo non è il messaggio.
Il fatto è che sebbene dipingere ha significato in ogni epoca qualcosa di diverso (icone, prospettiva rinascimentale, realismo caraveggesco, impressionismo, astrazione e via dicendo), ha sempre messo in gioco i processi mentali di un artista in rapporto a una fisiologia e a una materia specifiche: colore steso a mano, pennelli, gestualità.
L’utilizzo di processi digitali nel caso degli artisti sopra citati riguarda tutt’altro e mette in gioco altri sensi, altre storie, altri serbatoi di immagini, che sono non solo quelle dei media in senso generico o di processi di stampa meccanici come scanner, ma di internet e software digitali.
Possiamo ancora chiamare pittura questo tipo di opere, che non hanno niente a che fare con il foto realismo di Gerhard Richter o degli Iperrealisti americani?
La questione sembra la stessa del confine tra soggettività e alienazione nel caso delle intelligenze artificali (pensiamo ai replicanti di Blade runner o ai moderni computer “empatici” che sanno imparare dai propri errori): potranno mai riprodurre esattamente la condizione del pensiero e del sentire umani tanto da non poter essere distinti da essi?
In realtà sarebbe più logico provare a fare il salto concettuale e parlare di qualcosa di “post” o “trans”, che neghi o vada oltre. Così la pittura sarà “post” o “trans” acquisendo finalmente un’identità nuova senza più soggezione, piaccia o non piaccia, verso quella tradizionale. Che sarà a sua volta ancor più pittura di quanto non lo fosse prima: è attraverso le differenze che si rafforzano le identità!





Marco Tonelli (Roma, 1971), critico e storico d’arte, ha curato cataloghi e mostre di arte moderna e contemporanea. È stato Assessore alla Cultura e al Turismo per il Comune di Mantova, Commissario inviti della XIV Quadriennale di Roma, Direttore artistico della Fondazione Museo Montelupo Fiorentino. Presso il Palazzo Ducale di Mantova cura il progetto Scultura in Piazza e attualmente è Direttore artistico di Palazzo Collicola, Spoleto. Tra le pubblicazioni più recenti principali: Leoncillo: Piccolo diario 1957-1964 (2018); Francis Bacon. Le atmosfere letterarie (2014); The Art Horror Picture Show. Dalla Transavanguardia alla Transfunzionalità (2011); Pino Pascali. Catalogo generale delle sculture 1964-1968 (2011).

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