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Come si valuta un’opera d’arte: tutto quello che c’è da sapere
13/10/2021

Come si valuta un’opera d’arte: tutto quello che c’è da sapere

Vi siete mai chiesti come si valuta un’opera d’arte, qual è il suo valore di mercato? Sicuramente non è semplice decretare il valore economico di un’opera d’arte, cosa ben diversa dal valore storico-artistico. A livello teorico dovrebbe esserci infatti una stretta correlazione tra il valore storico-artistico di un artista e il suo valore di mercato. Non è detto però che l’artista che ottiene un miglior posizionamento nel mercato, occupi anche un ruolo significativo nella storia dell’arte e viceversa.

Seguitemi allora e scopriamo insieme quali sono i fattori che entrano in gioco nella determinazione del prezzo di un’opera d’arte.

Potremmo semplificare dicendo che il valore di un’opera si ottiene studiando il curriculum dell’artista e la sua reputazione, a cui aggiungere la qualità, il materiale, le dimensioni dell’opera nonché la tecnica con cui è stata realizzata.

È in realtà il risultato di un’analisi approfondita di questi ed altri criteri eterogenei che insieme contribuiscono a restituire al mercato una scheda dell’opera completa ed accurata.

Ma andiamo per gradi. La prima certezza del mercato riguarda sicuramente l’autografia, elemento all’apparenza semplice da determinare. Se c’è la firma allora l’opera è autentica? Non sempre. La presenza di una firma infatti non è sempre sinonimo di autenticità. Per essere certi della paternità di un’opera d’arte ci si può rivolgere all’artista stesso nel caso in cui sia ancora vivo, oppure si consulta il catalogo ragionato dell’artista se è stato redatto, si consulta l’archivio o la fondazione di riferimento e infine si interpellano i più grandi studiosi che si sono occupati di quell’artista. Va sottolineato come oggi il mercato riconosca come idonee alla vendita solamente le opere corredate da un certificato di autenticità.

Nella valutazione di opere d’arte contemporanea realizzate con media tradizionali, entra in gioco un numero, noto agli esperti del settore come coefficiente d’artista. Il coefficiente (K) è un punteggio che parte di norma da 0.3 per gli artisti emergenti e arriva fino a 3 per gli artisti affermati. Per gli artisti cosiddetti blu-chip intervengono invece altri fattori e l’uso del coefficiente perde di validità.

Il valore dell’opera si otterrà quindi sommando le misure di base e altezza dell’opera a cui va moltiplicato poi il coefficiente, il risultato verrà infine moltiplicato per 10. Ecco il valore dell’opera.

[(b+h)*K]*10

Come si stabilisce il valore del coefficiente d’artista?

Entrano qui in gioco altre variabili come la presenza dell’artista in mostre di rilievo, la partecipazione a fiere d’arte ed eventi artistici rinomati, l’aver ricevuto premi di settore e recensioni da parte di celebri critici su riviste specializzate e anche la tecnica stessa di esecuzione. E grazie all’applicazione di tutti questi elementi da parte dei galleristi che promuovono un determinato artista, il coefficiente d’artista tenderà lentamente a crescere fino a stabilizzarsi.

Ma vediamo ora più nel dettaglio i vari criteri che contribuiscono a determinare il valore economico di un’opera d’arte che potete trovare in una galleria d'arte contemporanea, e non solo.

Il periodo artistico nel quale l’opera è stata realizzata è uno degli aspetti fondamentali nella determinazione del prezzo. Di norma il periodo giovanile o primo periodo è il più premiato dal mercato, è infatti quello più creativo nella carriera di un artista, che nel corso degli anni affina e stabilizza il suo linguaggio stilistico rendendosi così riconoscibile al mercato ma perdendo anche un po' di originalità.

Le dimensioni dell’opera influiscono sul prezzo finale dell’opera?

Decisamente sì, sono determinanti, come già visto in precedenza nell’applicazione del coefficiente d’artista. Spesso si crede però che maggiori siano le dimensioni più alto sia il valore dell’opera. In parte è vero ed è anche il motivo per cui i quadri a soggetto storico hanno un valore molto alto. Eppure questo è un criterio che deve necessariamente sposarsi con le esigenze dell’acquirente. Se il compratore è un’istituzione museale le grandi dimensioni non saranno un problema, se invece è un collezionista privato bisognerà tener conto dello spazio che questi ha a disposizione per ospitare l’opera e prediligere la cosiddetta sofà-size, dimensioni che ben si adattano a un ambiente casalingo o d’ufficio.

La provenienza di un’opera è un altro fattore influente sul prezzo di vendita. L’importanza della committenza e/o la presenza in una collezione prestigiosa possono far salire il valore dell’opera del 30%-40%. Si va quindi poi a guardare in quali esposizioni l’opera ha transitato: non è questa una voce quantitativa, bensì qualitativa. Se un’opera è stata esposta al MoMA di New York o al Louvre di Parigi, acquista chiaramente valore per il mercato. Se l’artista è poi presente in collezioni museali o private rinomate, il valore delle sue opere può aumentare considerevolmente.
Jean-Luc Godard, Bande à part, 1964.

Questo criterio è strettamente connesso alla bibliografia legata all’autore dell’opera. Determinante è la qualità della bibliografia: il catalogo ragionato di un artista è la prima fonte autorevole per il mercato. Così come ricevere recensioni da critici acclamati dal mondo dell’arte su riviste specializzate è un grande riconoscimento per un artista e farà salire di conseguenza le sue quotazioni nel mercato.

Che ruolo gioca l’art dealer?

Determinante è anche chi propone una determinata opera: l’art dealer fa la differenza! Se ci si trova in presenza di un disegno preparatorio, magari del periodo tardo dell’artista, di piccole dimensioni ma è proposto sul mercato dai grandi mercanti d’arte del momento come Larry Gagosian, Hauser & Wirth, David Zwirner, Pace l’opera acquisterà chiaramente valore, perché oltre all’opera si venderà il brand del gallerista che promuove quell’artista.

Secondo la stessa logica è influente anche il compratore. Se un artista è presente nella collezione del pubblicitario e mecenate inglese Charles Saachti o in quella dell’hedge-fund manager americano Steve Cohen, le sue opere aumenteranno di valore.

Parlando di arte moderna e antica, ma anche di contemporanea storicizzata, lo stato di conservazione è oggi forse tra i più rilevanti criteri per valutare un’opera. Quali restauri accetta il mercato? Sicuramente piccole cadute di colore in zone non strategiche del dipinto, se parliamo di pittura, non accetta invece restauri invasivi e cambi di supporto arbitrari il più delle volte effettuati in epoca antecedente a La Teoria del Restauro di Cesare Brandi, piccolo manuale ancora oggi punto di riferimento per la disciplina.

Alla “confezione” dell’opera non viene sempre attribuito il giusto peso: la cornice di un quadro o il piedistallo di una scultura influiscono sul prezzo finale della stessa. Se ad esempio una casa d’asta deve vendere un’opera del Seicento di un artista minore, il prezzo può salire molto se l’opera è corredata di una cornice originale dell’epoca e in buono stato di conservazione.

Quanto incide il medium dell’opera sullo stato di conservazione?


Il discorso si complica per le nuove forme artistiche del contemporaneo che hanno messo a dura prova i concetti di originalità e autenticità dell’opera, nonché il principio stesso di conservazione. I nuovi media, le nuove tecnologie, l’arte appropriazionista, le performance e le installazioni, richiedono tutte nuove definizioni di tutela e di regolamentazione di titolarità anche per rendere più semplice il processo di determinazione del prezzo di un’opera e la sua conservazione.

Il soggetto dell’opera è poi da sempre una grande variabile sull’oscillazione del prezzo, che va oltre lo stato di conservazione. Il Canaletto di Venezia appassiona di più di quello che ritrae i Fori Romani, e vale anche di più per il mercato, perché quello incontra i gusti del grande pubblico.

Questo criterio si lega indubbiamente alla moda del momento e a conseguenti bolle speculative. Ad esempio negli anni Ottanta del secolo scorso le scene di battaglia erano ricercate da ogni grande collezionista così come le nature morte; prima degli anni Sessanta invece i Caravaggeschi non erano minimamente considerati dal mercato, tendenza invertita poi grazie agli studi approfonditi di Roberto Longhi.

Da non dimenticare è poi il criterio della rarità dell’opera o del soggetto ritratto, che di norma fa alzare le quotazioni. Ma bisogna saper leggere la rarità, è questo infatti un criterio applicabile a nomi celebri in particolar modo dell’arte moderna e ad opere significative con iconografie religiose.

Sulla stessa linea si pone il criterio indiretto dell’impatto sociale e mediatico che un’opera può avere. Se una determinata opera viene acquistata ad esempio da una famiglia reale, da un’influencer di fama mondiale o è utile alla comunicazione di una multinazionale o di una banca, l’opera acquisterà molto valore per il mercato dell’arte, facendo alzare anche le quotazioni dell’artista.

Influente è anche il luogo in cui avviene la transazione, la città. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, infatti, New York ha definitivamente conquistato il ruolo di città leader del mercato dell’arte nel mondo occidentale, spodestando Parigi, città che nel primo Novecento ha rappresentato il cuore pulsante del settore. Si ritiene infatti che le opere scambiate negli Stati Uniti abbiano una quotazione più elevata, anche grazie agli ingenti investimenti in marketing e pubblicità praticati dagli operatori del settore, gallerie e case d’asta, ma anche dalle istituzioni museali, che hanno a disposizione budget molto più elevati, grazie alle sovvenzioni dei privati favorite da importanti sgravi fiscali, rispetto alle istituzioni europee e italiane nello specifico, per la maggioranza pubbliche. Non è solo per motivi estetici quindi che le opere di Robert Ruschenberg o Andy Warhol costano anche dieci volte quelle di Alberto Burri o Lucio Fontana.

Infine vogliamo porre la vostra attenzione su un ultimo aspetto. Non è un vero e proprio criterio nella determinazione del prezzo di un’opera d’arte ma è alla base di ogni valutazione: l’esperienza degli esperti! Il mercato dell’arte è infatti rinomato per la sua poca trasparenza rispetto ai mercati mobiliari e immobiliari, ed è proprio per questo che bisogna sempre rivolgersi a veri connoisseurs della materia artistica, del periodo storico di riferimento e dell’artista, in grado di assicurarvi la miglior stima possibile con grande professionalità.

Immagine di copertina: Woody Allen, Manhattan, 1979.




Molisana di nascita e romana d'adozione dai tempi dell’univeristà, Giulia Caruso è una giovane storica dell'arte, specializzata in arte contemporanea e mercato dell'arte. Consegue la laurea magistrale in Storia dell’arte presso la Sapienza di Roma, ha lavorato come assistente in una galleria d’arte di Berlino e collaborato con la Fondazione Alda Fendi Esperimenti di Roma. Lettrice curiosa e in continua formazione, è attualmente iscritta al Master of Arts LUISS..

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