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Art Dubai: successo di pubblico per il ritorno in presenza dell’edizione 2021
08/04/2021

Art Dubai: successo di pubblico per il ritorno in presenza dell’edizione 2021


di Elisabetta Roncati

Lo scorso anno era stato il primo evento artistico internazionale ad essere cancellato

Dal 29 marzo al 3 aprile il Dubai International Financial Centre (DIFC) ha ospitato 50 espositori internazionali, con soddisfacenti risultati in termini economici e di pubblico. Nei primi tre giorni di apertura, esclusivamente su invito, la kermesse ha accolto circa 18.000 visitatori, per poi aprire al grande pubblico nelle giornate successive. Questi risultati sono stati in parte favoriti dall’andamento della campagna vaccinale negli EAU, dove più della metà della popolazione è stata immunizzata. Un tasso inferiore solo ad Israele.
E così le vendite non si sono fatte attendere: la francese Perrotin ha transato un lavoro dell’artista JR (nb. autore dell’installazione visibile sulla facciata del fiorentino Palazzo Strozzi) per 65.000 $, mentre la marocchina Comptoir des Mines, anch’essa alla sua prima partecipazione, ha venduto un lavoro di Fatiha Zemmouri per 32.000 $.





Risultati notevoli per la locale Custot Gallery: i collezionisti l’hanno premiata acquisendo due lavori del britannico Ian Davenport, uno di Fabienne Verdier ($ 150.000) e due dell’artista Sophia Vari.

Curioso notare come la manifestazione, negli ultimi anni, abbia dedicato una sempre maggior attenzione all’arte africana e della diaspora, andando incontro al crescente interesse del pubblico. La parigina Galerie Templon, ad esempio, ha venduto, tra le altre, un’opera del senegalese Omar Ba, mentre Gallery 1957, con base ad Accra e Londra, ha transato 4 lavori dell’ivoriana Joana Choumali.
Addis Fine Art, Addis Abeba e Londra, ha proposto lavori dell’etiope Tizta Berhanu tra le 4.000 e le 6.000 £.
Venendo ai risultati degli operatori italiani, solo tre in questa 14esima edizione, Galleria Continua ha presentato opere di Loris Cecchini.
Gli altri galleristi presenti sono stati Giorgio Persano e Akka Project.

Interessante come siano state proprio alcune istituzioni culturali locali ad acquistare. Ad esempio Art Jameel, che opera negli EAU e in Arabia Saudita.
A supporto dell’attività degli espositori ha concorso l’innovativo business model adottato dall’organizzazione. I galleristi non hanno pagato in anticipo lo stand, ma, in caso di vendite, una percentuale andava a favore di Art Dubai fino alla copertura dei costi rapportati allo spazio utilizzato.
Inoltre è stata anche prevista una sorta di partecipazione in “remoto” per gli operatori bloccati nei paesi di origine dalle normative sanitarie vigenti. Una sorta di opzione “ghost booth” per utilizzare il termine ideato da Art Basel Hong Kong: collegamenti da remoto e personale fornito dagli organizzatori stessi.

Rispetto al passato gli eventi coordinati alla fiera sono stati riformulati per evitare assembramenti. É nata così l’idea dello “Sculpture Park”: il posizionamento delle installazioni di grande formato ai lati dei due corridoi esterni che circondano l’iconico gate del DIFC. Per il "Video Art Programme", invece, sono stati inseriti dieci schermi nel viale che conduce all’entrata del DIFC, che hanno proiettato film di più di venti artisti internazionali.
Interessante anche la retrospettiva di fotografie d’epoca organizzata per celebrare i cinquant’anni della nazione.
Si è svolto come di consueto l’Ithra Art Prize che ha visto trionfare, in questa terza edizione, Fahad bin Naif con l’installazione “Rakhm”.

Passando agli highlight dell’edizione 2021 non sono davvero mancati gli artisti estremamente interessanti.
Ad esempio l’irachena Afifa Aleiby o Alia Ali, classe 1985, artista multimediale yemenita, bosniaca e statunitense.





Da appuntarsi anche Alymamah Rashed e Mona Saudi, scultrice giordano palestinese nonché attivista molto conosciuta.





Dunque Dubai si riconferma una piazza interessante per il mercato dell’arte, nonostante la crisi passeggera che aveva investito la regione.

Il mio augurio è che nella 15esima la partecipazione tricolore sia maggiore.





Genovese di nascita, milanese d’adozione, Elisabetta Roncati ha deciso di unire formazione universitaria economica/manageriale e passione per la cultura con un unico obbiettivo: avvicinare le persone all’arte in maniera chiara, facilmente comprensibile e professionale. Interessata ad ogni forma di espressione artistica e culturale, contemporanea e non, ha tre grandi passioni: l’arte tessile, l’arte africana e l’arte islamica.
Consulente in ambito arte, crede fermamente che la cultura abbia il potere di travalicare i confini delle singole nazioni, creando una comunità globale di appassionati e professionisti.
Nel 2018 ha fondato il marchio registrato Art Nomade Milan, con cui si occupa di divulgazione digitale sui principali social media.
Perché, “L’arte è un incidente dal quale non si esce mai illesi” (Leo Longanesi).

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