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Air Daryal: ombre, luci, materia
03/03/2021

Air Daryal: ombre, luci, materia


di Elisabetta Roncati

Nata sulle rive del Lago d’Iseo Air Daryal da quei paesaggi e atmosfere lacustri estrapola le cromie che la accompagnano in numerose sue opere: il grigio ed affini tonalità avvolgono lo spettatore trasportandolo in uno scenario al di fuori del tempo, in connessione con gli albori della storia dell’uomo.

Rappresentata su Artsail dalla bresciana Univocal Art Gallery, Air Daryal è un’artista contemporanea che utilizza il digitale nelle prime fasi di creazione per poi approdare ad una pittura densa e potente, intrisa di significati.

La sua profondità espressiva le ha permesso di ottenere numerosi ed importanti risultati durante la carriera artistica: molti solo show curati da importanti personalità dell’ambito culturale italiano e l’inserimento di alcune sue opere nel film “The Burnt Orange Heresy”, con protagonista Mick Jagger.





Diplomatasi al Liceo Artistico di Bergamo e laureata all’Accademia di Belle Arti di Brera, completa la sua formazione con un corso di restauro a Cremona e un approfondimento su arte terapia e arte sensoriale a Milano.

Globalizzazione, tecnologia, lo sfruttamento da parte dell’uomo delle risorse del pianeta sono solo alcuni dei temi che affronta nel suo percorso creativo.
Assieme a lei li analizzeremo nelle prossime righe.


E.R. Quando e come hai compreso di voler fare dell'arte la tua professione?

A. Ho cominciato a dipingere all’età di 6 anni. A 9 anni mia zia acquistò il mio primo quadro e imparai da sola a utilizzare i colori ad olio. Da quel momento l’arte entrò a far parte della mia vita: una passione alla quale mi sono aggrappata quasi segretamente, solo per me stessa. Ho sempre desiderato fare dell’arte la mia professione, ma ho capito di poter perseguire questo cammino quando dei collezionisti hanno acquistato un grande numero di mie opere, esponendole a fianco di maestri quali Christo, Andy Warhol e George Mathieu.


E.R. Ti occupi sia di arte pittorica che di digitale: come riesci a coniugare questi due media espressivi?

A. Utilizzo l’arte digitale per realizzare bozze e lavori preparatori, ma sempre in maniera pittorica.
Nel mio caso la tecnologia è un mezzo per iniziare a creare, ma la mia espressione finale è sempre la pittura.



E.R. Servirsi delle risorse del pianeta, della tecnologia, il tema della globalizzazione sono alcuni degli argomenti prevalenti nel tuo lavoro. Come traduci in arte il rapporto uomo/natura?

A. La natura è sempre dominante nelle mie opere.
Ad esempio per la mostra “The Shining Hardness”, curata da Angelo Crespi e tenutasi nel 2018 al Mac di Milano, in collaborazione con la Fondazione Maimeri, le mie opere algide e glaciali con applicati diversi tipi di minerali riflettevano l’impatto del surriscaldamento globale.
Successivamente in “The White Shadows”, esposizione a cura di Luca Beatrice organizzata in una chiesa sconsacrata sul Lago d’Iseo, ho sentito la necessità di tornare alla figura, inserendo elementi architettonici, epigrafi e tracce appartenenti agli albori della storia dell’uomo.
In tutti i lavori, anche successivi, non ho tradotto il rapporto tra uomo e natura, ma semplicemente ho fuso i due elementi.


E.R. Come vivi la relazione con il colore? C’è una cromia particolare che hai indagato di più rispetto alle altre?

A. Per me il colore non è uno strumento, ma un’essenza. Prediligo le velature ai colori primari. La mia ricerca si basa soprattutto su una gamma di colore particolare: il grigio cromatico ed ogni sua tonalità.


E.R. Ci descrivi uno dei lavori, esposto sulla piattaforma Artsail, che meglio riflette la tua poetica e stile?

A. “Alleanza” è un’opera che i miei collezionisti e i miei più stretti collaboratori ritengono tra le più iconiche in assoluto. Credo che ciò sia dovuto, oltre che ai cromatismi ed ai soggetti, alla gestualità, alla matericità che sono riuscita a infondere. Ritengo possieda la mia esatta “calligrafia”. Ho cercato di rappresentare l’armonia del legame tra i due potenti felini, divinizzate anime protettrici delle antichità e dell’origine della nostra storia.





E.R. Puoi anticiparci alcuni dei tuoi progetti artistici futuri?

A. Univocal Art Gallery mi sta dedicando attualmente la mostra “Sphinx”, dove ho esposto diverse novità.
In seguito alla comparsa delle mie opere nel film “The Burnt Orange Heresy”, con Mick Jagger nel ruolo di collezionista d’arte, stiamo organizzando una mostra negli Stati Uniti aspettando che la situazione sanitaria migliori. Inoltre con Univocal Art Gallery sto lavorando ad un’altra mostra personale prevista per la fine del 2021. Preferisco non svelare ulteriori dettagli della mia nuova ricerca. Sarà una sorpresa.




Genovese di nascita, milanese d’adozione, Elisabetta Roncati ha deciso di unire formazione universitaria economica/manageriale e passione per la cultura con un unico obbiettivo: avvicinare le persone all’arte in maniera chiara, facilmente comprensibile e professionale. Interessata ad ogni forma di espressione artistica e culturale, contemporanea e non, ha tre grandi passioni: l’arte tessile, l’arte africana e l’arte islamica.
Consulente in ambito arte, crede fermamente che la cultura abbia il potere di travalicare i confini delle singole nazioni, creando una comunità globale di appassionati e professionisti.
Nel 2018 ha fondato il marchio registrato Art Nomade Milan, con cui si occupa di divulgazione digitale sui principali social media.
Perché, “L’arte è un incidente dal quale non si esce mai illesi” (Leo Longanesi).

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