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“Ad un passo da te”: Brexit e mercato dell’arte
27/01/2021

“Ad un passo da te”: Brexit e mercato dell’arte


di Elisabetta Roncati

Scongiurato il “No Deal”, eccovi alcune norme da tenere in considerazione per continuare ad operare nel Regno Unito

L’abbiamo “rischiata grossa”, lasciatemelo dire, ma, quasi alla Vigilia di Natale, tra una ripresa dei contagi da Covid-19 e l’altra, l’accordo sui futuri rapporti tra UK e Unione Europea è arrivato.
Dal 31 dicembre 2020 il Regno Unito non fa più parte né della UE né dell’Unione Doganale, ma, dopo molti ostacoli e negoziazioni, si è arrivati ad un compromesso tra Londra e Bruxelles.

Il periodo di transizione è dunque terminato: vediamo in riassunto quali siano i principali passaggi che collezionisti ed operatori di settore dovranno compiere per continuare a fare affari con i territori oltre La Manica.

Del resto la piazza londinese è sempre stata una delle più floride in termini di scambi di opere storico artistiche e dopo l’annuncio della sua uscita si è molto dibattuto sul futuro, arrivando addirittura a prevedere chiusure e ricollocazioni di gallerie d’arte in territorio europeo.
Al momento non ci resta che rimanere vigili ad osservare l’orizzonte, impratichendoci sulle norme attualmente entrate in vigore.

Innanzitutto per visitare una fiera cosa sarà necessario fare?
Tenete presente che, ad oggi, Frieze London e Frieze Masters 2021 dovrebbero tenersi in presenza.

Per accedere al Regno Unito bisogna essere muniti di passaporto in corso di validità: il visto non è richiesto nel caso di brevi viaggi o vacanze.
La possibilità di entrare nel paese con il solo documento di identità nazionale varrà fino al 1° ottobre 2021.





Per quanto riguarda l’esportazione di opere d’arte al momento non è richiesta nessuna procedura particolare o licenza, fermo restando l’adempimento di tutte le prassi previste dalla singola nazione di partenza o comunitarie.
Prevedendo quindi una movimentazione dall’Italia dovremmo rifarci alle normative del Bel Paese, con un occhio di riguardo nei confronti di IVA e oneri doganali. In questo caso i beni saranno esenti IVA nel territorio europeo, salvo poi corrispondere il versamento secondo le norme relative alle importazioni previste dal Regno Unito.
L’IVA sulle importazioni in UK è pari al 5%.

È dunque necessario apprendere procedure che sono diventate differenti da quelle europee.





Invece l’importazione di opere d’arte provenienti dal Regno Unito è attualmente più cavillosa.
Per procedere a tale operazione è necessaria una determinata licenza rilasciata dall’Arts Council England (ACE).
Inoltre, prima di avviare il tutto, è bene leggersi le linee guida presenti sul sito di ACE e i vari discrimini sulla tipologia di licenza e sulle prassi legali. Analizzando in maniera specifica il caso italiano l’aliquota IVA sulle importazioni di opere d’arte, d’antiquariato e da collezione, è pari al 10%. Per rientrare sotto tale definizione bisogna rifarsi all’elenco incluso nel DL 41/95.

Per quanto riguarda gli oneri doganali verranno applicati a meno che l’operatore inglese non abbia inserito il codice EORI (Economic Operator Registration and Identification): un numero identificativo iniziante con GB.

Ed in caso di opere illecitamente trafugati e passivi di restituzione quali sono gli accordi tra Unione Europea e Regno Unito?

A protezione dei beni culturali è stato varato l’Art. GOODS 21, inserito all’interno degli accordi di scambio e cooperazione.
Sostanzialmente la normativa si rifà ai principi della Convezione UNESCO del 1970.

Questo per sommi capi il quadro generale della situazione in cui si nota come, per gli operatori del settore arte e cultura, vi sia stato un incremento delle procedure da seguire ed un conseguente aumento dei costi da sostenere.

Speriamo, dunque, in una maggior chiarezza e semplificazione via via che il sistema prenderà avvio.
Soprattutto mi auguro uno sforzo ulteriore da parte del sistema Italia: non vorrei che l’aggiunta di procedure da parte del Regno Unito appesantisca ancora di più il nostro apparato, dirottando gli operatori su altre mete europee con fiscalità interne più semplici e meno macchinose.




Genovese di nascita, milanese d’adozione, Elisabetta Roncati ha deciso di unire formazione universitaria economica/manageriale e passione per la cultura con un unico obbiettivo: avvicinare le persone all’arte in maniera chiara, facilmente comprensibile e professionale. Interessata ad ogni forma di espressione artistica e culturale, contemporanea e non, ha tre grandi passioni: l’arte tessile, l’arte africana e l’arte islamica.
Consulente in ambito arte, crede fermamente che la cultura abbia il potere di travalicare i confini delle singole nazioni, creando una comunità globale di appassionati e professionisti.
Nel 2018 ha fondato il marchio registrato Art Nomade Milan, con cui si occupa di divulgazione digitale sui principali social media.
Perché, “L’arte è un incidente dal quale non si esce mai illesi” (Leo Longanesi).

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